Professore ordinario di diritto internazionale nella Regia Università di Torino, successivamente Professore ordinario di filosofia politica nell’Università degli Studi di Torino
Alessandro Passerin
d’Entrèves nasce a
Torino il 26 aprile 1902
dal conte Ettore
Passerin d’Entrèves et
Courmayeur, discendente
da una nobile famiglia
valdostana, e da Maria
dei baroni Gamba. Compie
gli studi superiori nel
capoluogo piemontese,
ottenendo la maturità
classica al Liceo
Massimo d’Azeglio, per
poi iscriversi al corso
di laurea in
Giurisprudenza della
Regia Università di
Torino.
Gli anni passati da
studente presso l’ateneo
piemontese introducono
il giovane studioso in
un ambiente accademico
particolarmente
stimolante. Infatti,
Passerin d’Entrèves ha
modo di frequentare le
lezioni tenute da grandi
accademici, tra i quali
Luigi Einaudi, Francesco
Ruffini, Gaetano Mosca e
Gioele Solari. Proprio
quest’ultimo diviene il
principale maestro del
giovane studioso, nonché
il relatore della sua
tesi di laurea.
Alessandro Passerin
d’Entrèves consegue la
laurea in giurisprudenza
con il massimo dei voti
il 30 novembre 1922: la
sua dissertazione,
dedicata alla filosofia
del diritto ed
intitolata
Il fondamento della
filosofia giuridica di
G.G.F. Hegel, riceve
grande apprezzamento da
parte della commissione,
tanto da essere ritenuta
“degna di stampa”. E
infatti, la tesi del
Passerin viene edita nel
1924 da Piero Gobetti,
suo compagno di studi
all’Università di
Torino, con una
prefazione dello stesso
Gioele Solari. È
interessante notare come
nella sua commissione di
laurea sedesse, tra gli
altri, Giulio Diena,
allora titolare della
cattedra di diritto
internazionale
nell’Università di
Torino.
Il rapporto con Piero
Gobetti non rappresenta
una breve parentesi: per
quanto rispetto a
quest’ultimo Passerin
d’Entrèves abbia sempre
mantenuto un
atteggiamento più
accademico che
militante, entrambi sono
legati dalla comune
preoccupazione per
l’avvento del fascismo e
della relativa
compressione delle
libertà. In tale
contesto, Passerin
d’Entrèves tende a
rimanere sempre un po’
fuori dalla mischia, per
dedicarsi principalmente
alle ragioni dello
spirito rispetto a
quelle dell’azione. Non
manca, tuttavia,
un’attiva collaborazione
da parte sua alle
riviste edite da Piero
Gobetti: tra il 1922 ed
il 1925 egli pubblica,
firmando con il proprio
nome o con pseudonimi,
alcuni articoli dedicati
a Marx ed al
materialismo storico sui
periodici gobettiani “La
Rivoluzione liberale” e
“Il Baretti”.
A seguito della laurea,
il giovane studioso
trascorre un periodo di
studi a Oxford presso il
Balliol College,
un’occasione preziosa
per approfondire i temi
che caratterizzeranno il
suo pensiero, tra i
quali la giustificazione
teorica della teoria del
diritto naturale. La sua
permanenza a Oxford è
resa possibile grazie a
una “borsa Rockefeller”,
e in tale contesto
d’Entrèves entra in
contatto con i fratelli
Alexander J. e Robert W.
Carlyle, dai quali trae
ispirazione nella
formazione del proprio
pensiero. Il suo
bagaglio accademico è
altresì arricchito da un
soggiorno a Berlino,
dove ha modo di
incontrare Friedrich
Meinecke e Carl Schmitt,
e a Vienna, ove
frequenta Hans Kelsen. I
suoi periodi di studio
all’estero forniscono
all’accademico
valdostano una certa
visibilità e
apprezzamento,
soprattutto nel contesto
anglosassone.
Nel 1928 rientra a
Torino per assumere, in
qualità di libero
docente, l’insegnamento
di Storia delle dottrine
politiche presso
l’ateneo piemontese,
sostituendo in tale
incarico il suo maestro,
Gioele Solari. Pochi
anni dopo, nel 1932,
consegue altresì il
dottorato di ricerca
presso l’Università di
Oxford. Essendosi
dedicato in tali anni
allo studio del pensiero
inglese, con particolare
riferimento alla
filosofia di Hooker e di
Locke, d’Entrèves ne
diviene uno dei
principali conoscitori.
Nel 1935 si classifica
terzo al concorso per
l’insegnamento di
Filosofia del diritto
nell’Università di
Ferrara, mentre vince
la cattedra di
Storia delle dottrine
politiche presso
l’Università di Messina.
Nell’ateneo isolano
Alessandro Passerin
d’Entrèves è nominato
professore
straordinario, ma si
tratta di un incarico di
breve durata. Già l’anno
successivo lo studioso
valdostano si
trasferisce
all’Università di Pavia,
ove assume la titolarità
della cattedra di
Filosofia del diritto.
Intanto, l’8 aprile 1931
lo studioso valdostano
si è sposato con
Giuseppina Ferrari dei
marchesi di Castelnuovo
e dei conti d’Orsara.
Dalla loro unione
nascono due figli, Maria
Rosa e Teodoro.
Sulle vicende relative
al passaggio di
Alessandro d’Entrèves
alla cattedra di Diritto
internazionale della
quale era stato privato
il professor Giuseppe
Ottolenghi in seguito
all’adozione delle
infami leggi razziali
del 1938, vi è una
testimonianza
dell’avvocato Massimo
Ottolenghi, figlio del
professore. In una
conversazione con il
professor Edoardo
Greppi, avvenuta in casa
sua nel 2015, l’avvocato
Ottolenghi ha raccontato
che suo padre prendeva
regolarmente il tram in
corso Sommeiller, che
faceva un percorso
circolare (e lo si
poteva prendere in una
direzione come
nell’altra). Spesso vi
incontrava il collega
Luigi Einaudi. Un giorno
Einaudi lo vede
particolarmente
abbattuto e Ottolenghi
gli parla della sua
tragedia. Einaudi gli
dice: “Non ti
preoccupare. Provo a
pensare a una
soluzione”. Qualche
giorno dopo, Einaudi lo
va a trovare in studio e
gli prospetta la
soluzione: sarebbe stato
chiamato Alessandro
Passerin d’Entrèves,
vincitore del concorso a
cattedra di Storia delle
dottrine politiche,
proprio in quanto non
docente della materia
(Diritto
internazionale). In
questo modo, non sarebbe
stata data soluzione
definitiva al problema,
essendo chiara a tutti
la natura di espediente
provvisorio. Quando poi
la tragedia fosse
finita, il titolare
sarebbe tornato a
riprendersi la sua
cattedra.
In altre parole, la
geniale soluzione
escogitata da Einaudi ha
permesso di “recuperare”
il posto a guerra
terminata, dopo la fine
del regime. Se su quella
cattedra si fosse seduto
un altro
internazionalista, non
sarebbe stato facile
fargli successivamente
rinunciare a una
posizione per la quale
aveva titolo. Si è
trattato, dunque, di una
soluzione proposta da
una persona che
conosceva molto bene il
mondo accademico e le
sue liturgie. In
definitiva, l’avvocato
Ottolenghi – in questa
testimonianza al
professor Greppi –
afferma che si può
senz’altro ritenere che
d’Entrèves non fosse
responsabile di una
scorrettezza,
consistente nell’aver
approfittato della
disgrazia del collega.
Aveva, invece,
contribuito a dare
soluzione a un grosso
problema.
Sicut erat in votis, Ottolenghi tornò alla sua cattedra dopo la
caduta del regime.
Nel 1942, a seguito del collocamento a riposo di
Gioele Solari, la
cattedra di Filosofia
del diritto
nell’Università di
Torino rimane vacante,
in quanto lo studioso
valdostano – nonostante
le pressioni da parte
del Consiglio di Facoltà
– non intende succedere
al suo maestro. Tale
volontà è sintomo del
deterioramento del
rapporto tra maestro e
allievo. Infatti, i due
accademici avevano
iniziato ad allontanarsi
già a seguito della
scelta di Passerin
d’Entrèves di optare nel
1935 per l’insegnamento
di Storia delle dottrine
politiche invece che
della Filosofia del
diritto, decisione
vissuta dal Solari come
un discostamento
dell’allievo dal proprio
magistero. Sempre nel
1942, il conte Passerin
d’Entrèves è chiamato al
servizio militare con il
grado di capitano degli
alpini. In tale veste
partecipa alla
commissione d’armistizio
tra la Francia e
l’Italia. A seguito
della caduta del regime
fascista e l’avvento
dell’occupazione
tedesca, egli aderisce
alla lotta di
liberazione in Valle
d’Aosta, sua regione
d’origine, con la quale
ha sempre mantenuto uno
stretto legame. In tale
contesto, il Comitato di
Liberazione Nazionale
Alta Italia lo nomina
prefetto di Aosta: in
questa veste, Passerin
d’Entrèves si spende in
prima persona per
tutelare l’autonomia
della Valle d’Aosta nel
nuovo ordinamento
costituzionale italiano
rispetto alla
possibilità di una sua
annessione alla Francia.
Nel 1944 Alessandro
Passerin d’Entrèves
propone alla Facoltà
giuridica torinese di
riattivare il corso di
Filosofia del diritto,
sospeso da due anni,
chiamando in cattedra un
altro allievo del
Solari, Norberto Bobbio.
Intanto, il suo
magistero
internazionalista a
Torino volge al termine.
“Restituita” la cattedra
di diritto
internazionale al
collega Giuseppe
Ottolenghi, Passerin
d’Entrèves è richiamato
nel 1945 a Oxford, per
assumere l’incarico di
Serena Professor of Italian (professore di studi italiani). Tale
nomina rappresenta un
altissimo riconoscimento
dei suoi meriti
scientifici, ed è
accompagnata da alcuni
insegnamenti tenuti
oltreoceano presso le
Università di Chicago e
di Harvard. Rimane
presso l’ateneo
britannico per circa
undici anni, durante i
quali diviene amico
personale di Herbert
Hart.
Se tredici anni prima
era stato Alessandro
Passerin d’Entrèves a
redigere la chiamata
ufficiale di Norberto
Bobbio alla cattedra di
filosofia del diritto
nell’Università di
Torino, ora è proprio
quest’ultimo a farsi
promotore del rientro
definitivo dell’amico e
collega presso l’ateneo
piemontese. Nel 1957 lo
studioso valdostano
diviene professore di
dottrina dello Stato
nella Facoltà giuridica
dell’Università di
Torino. Sono questi gli
anni della piena
maturità del suo
magistero, che
ha ottenuto ampio
apprezzamento in ambito
nazionale e
internazionale. Non
mancano, infatti, degli
incarichi di
insegnamento presso
prestigiosi atenei
all’estero: tra questi
vanno sicuramente
ricordati i corsi
semestrali in storia
delle dottrine politiche
e filosofia del diritto
tenuti presso la Yale
University. Passerin
d’Entrèves si adopera,
inoltre, per il pieno
riconoscimento nelle
università italiane
della propria
disciplina, fino a quel
momento denominata
Dottrina dello Stato. A
seguito di varie
discussioni in seno alla
Facoltà, nel 1966 lo
studioso valdostano
ottiene finalmente il
cambio di denominazione
del corso in Filosofia
politica, più congeniale
all’impostazione del suo
magistero. A tale
battaglia si aggiunge
anche quella relativa
alla costituzione di
un'autonoma Facoltà di
scienze politiche presso
l’Università di Torino,
primo esempio di questo
tipo nel panorama
universitario italiano.
Alessandro Passerin
d’Entrèves diviene nel
1969 il primo preside
della nuova Facoltà,
incarico che mantiene
fino al 1973 quando gli
subentra Norberto
Bobbio. Sempre
quest’ultimo è invitato
dall’amico e collega a
subentrargli nella
titolarità della
cattedra di Filosofia
politica, a seguito del
suo collocamento fuori
ruolo nel 1972.
Lasciato l’insegnamento
universitario, il
Passerin d’Entrèves si
dedica alla
pubblicazione di
articoli sul quotidiano
La Stampa. Egli
riprende e porta avanti
alcune riflessioni
relative all’autonomia
della Valle d’Aosta, da
lui spesso chiamata
“petite patrie”. Nel
1978 Alessandro Passerin
d’Entrèves riceve dalla
Sorbona di Parigi la
laurea
ad honorem,
solamente l’ultimo di
una lunga serie di
riconoscimenti ricevuti
nel corso della sua
altissima carriera
accademica. Infatti, il
professore è membro di
numerose istituzioni
scientifiche nazionali,
tra le quali vanno
certamente ricordati
l’Accademia Nazionale
dei Lincei, la
Deputazione Subalpina di
Storia Patria, nonché
internazionali, tra cui
l’Institut
International de
Philosophie Politique,
l’American Academy of Art and Sciences, l’International Law Association e la Royal Historical Society. Nel 1982 è altresì nominato presidente
dell’Accademia delle
Scienze di Torino.
Negli ultimi anni
Passerin si ritira
presso la sua villa di
Cavoretto, a Torino,
dove riceve spesso amici
ed ex colleghi, tra i
quali Norberto Bobbio.
In tali occasioni, lo
studioso rivela a
quest’ultimo la sua
intenzione di scrivere
un romanzo, forse
autobiografico, della
cui bozza non è rimasta
purtroppo traccia. Il
conte valdostano
intrattiene un rapporto
vivace e saldo con gli
abitanti del borgo,
facilitato anche dalla
sua conoscenza del
dialetto locale. Bobbio
narra addirittura che
l’ex professore per un
certo periodo di tempo
si recasse nel
pomeriggio ad un piccolo
cantiere edile, al fine
di aiutare gli operai in
alcuni lavori manuali.
Consumato da una lunga
malattia, Alessandro
Passerin d’Entrèves
muore il 15 dicembre
1985 nella sua
abitazione a Cavoretto.
Al professore valdostano
è oggi dedicata la
Biblioteca “Alessandro
Passerin d’Entrèves”
della Città di Torino,
fondata nel 1992 e
situata nella
settecentesca Cascina
Gaione.
Il magistero di
Alessandro Passerin
d’Entrèves è
principalmente dedicato
allo studio della
filosofia del diritto e
della dottrina dello
Stato, interessi
scientifici che il
professore continua a
coltivare anche nel
corso della breve
parentesi quale docente
di diritto
internazionale
nell’Università Torino.
Allo stesso tempo, egli
si presenta come uno
studioso veramente
poliedrico, capace di
spaziare anche sulla
storia del pensiero
politico e
sull’approfondimento
delle lingue e delle
letterature europee.
Per quanto la prima
opera pubblicata dal
Passerin d’Entrèves,
ovvero la sua tesi di
laurea, sia dedicata
alla filosofia di Hegel,
quest’ultima risulta in
realtà piuttosto lontana
dal pensiero del giovane
studioso valdostano. Al
riguardo, Norberto
Bobbio sottolinea che
tale dissertazione
costituisce “una
ouverture senza
seguito”: il Passerin
non tornerà più sulla
filosofia di Hegel nel
corso del proprio
magistero, se non con
una breve antologia di
scritti di tale filosofo
destinata all’utilizzo
nelle scuole.
Ciononostante, ne
Il fondamento della
filosofia giuridica di
G.G.F. Hegel il
giovane studioso
dimostra un “promettente
ingegno”
in quanto, come
sottolineato da Gioele
Solari nella prefazione,
l’autore sembra
perseguire l’intento di
“superare il dissidio
tra la concezione
kantiana della libertà
intesa come espressione
della personalità morale
dell’uomo, e il concetto
della libertà oggettiva
che si attua e si
concerta nella Società e
nello Stato”. Il
successivo sviluppo
della sua produzione
scientifica dimostra,
invece, che l’indirizzo
seguito dal Passerin
d’Entrèves è in realtà
differente da quello
auspicato da Solari
nella sua prefazione.
Infatti, entrambi gli
allievi del Solari,
Passerin d’Entrèves e
Bobbio, rimangono fedeli
ad una concezione
soggettiva ed
individualistica della
libertà. In ogni caso,
le teorie prospettate
dal futuro professore
sono particolarmente
interessanti. Infatti,
mettere in luce il
valore della “conquista
della libertà” in
antitesi con uno Stato
etico totalizzante (che
peraltro, andava
affermandosi in Italia
negli anni ’20 del
secolo scorso) appare
scontrarsi con gli
orientamenti dottrinali
dell’epoca.
Negli anni successivi,
l’accademico valdostano
si dedica allo studio di
Marx, a seguito del
quale giunge a
pubblicare alcuni saggi,
per poi approdare allo
studio del diritto
naturale – vero fulcro
del magistero di
Alessandro Passerin
d’Entrèves (al quale più
ampia trattazione è
dedicata nel contesto
del paragrafo
successivo). Tali studi
abbracciano l’intero
periodo dei suoi
soggiorni di ricerca in
Gran Bretagna e in
Germania, nonché i
due periodi di
insegnamento a Torino.
Tuttavia, il passaggio
all’Università di Oxford
porta alcune novità nel
magistero di Alessandro
Passerin d’Entrèves.
Nella sua nuova veste di
Serena Professor of Italian, egli si dedica all’analisi del pensiero
politico di alcuni
grandi classici della
letteratura italiana,
con particolare
riferimento a Dante,
Machiavelli e Manzoni.
Nelle opere di questi
autori il Passerin
rinviene il primato
della politica –
manifestatasi
compiutamente con
l’ascesa della classe
borghese – la quale non
può tuttavia essere
scissa dall’etica e
dalla morale. A tale
riflessione si accostano
alcuni studi
politologici,
concernenti in
particolare il rapporto
tra liberalismo,
conservatorismo e
rivoluzionarismo.
Nell’ampio panorama di
studi del d’Entrèves non
mancano, infine, alcune
riflessioni sul concetto
di “nazionalità”, un
tema particolarmente
interessante anche sotto
il profilo
internazionalistico. Il
primo titolare della
cattedra torinese di
diritto internazionale,
Pasquale Stanislao
Mancini, aveva infatti
posto il concetto di
nazionalità quale
autentico fondamento
della comunità degli
Stati, una visione
diametralmente opposta
rispetto a quella
sostenuta dalle maggiori
dinastie europee nel XIX
secolo. Muovendosi in
uno scenario storico
marcatamente differente,
caratterizzato dalle
ferite lasciate dai
regimi totalitari, il
d’Entrèves affronta il
tema della nazionalità
sotto una diversa luce.
Riprendendo gli studi
dell’amico e collega
Federico Chabod nel
saggio
Les bornes du royaume,
Alessandro Passerin
d’Entrèves difende una
concezione
“essenzialmente
spirituale” della
nazionalità che,
nonostante le ferite
delle precedenti derive
nazionalistiche, “poteva
[…] ancora essere
giustificata e tuttora
salvaguardata”. Nella
ricostruzione di
Passerin d’Entrèves,
l’idea di nazione viene
ricondotta a quella di
libertà, una prospettiva
piuttosto vicina a
quella avanzata secoli
prima da Rousseau. A
tali riflessioni
l’autore ricollega la
difesa dell’autonomia
regionale della Valle
d’Aosta – territorio che
d’Entrèves, in qualità
di prefetto nominato dal
CLN, aveva contribuito a
salvaguardare da una
possibile annessione
alla Francia – nonché
l’auspicio di una futura
autentica integrazione
europea, priva dei
veleni del nazionalismo.
Il vero fulcro dell’attività
scientifica di
Alessandro Passerin
d’Entrèves è la teoria
del diritto naturale,
tema al quale l’autore
riserva particolare
attenzione. L’interesse
per tale argomento
deriva dai suoi
soggiorni di studio
all’estero, nel contesto
dei quali egli ha avuto
modo di conoscere ed
apprezzare il pensiero
inglese e tedesco. A
inaugurare il filone di
opere dedicate al
diritto naturale è il
saggio
Il concetto di diritto
naturale cristiano e la
sua storia secondo E.
Troeltsch,
pubblicato nella collana
della Regia Accademia
delle Scienze nel 1925,
e redatto a seguito di
un periodo di studio e
ricerca in Germania.
Nel corso del suo
soggiorno ad Oxford, il
giovane studioso viene
incoraggiato dai
fratelli Carlyle allo
studio delle dottrine
medievali. Si tratta di
una scelta piuttosto
innovativa per un
accademico italiano, che
rappresenta per lui
occasione di notevole
arricchimento. È in tale
filone di studi che
Alessandro Passerin
d’Entrèves consegue nel
1932 il dottorato di
ricerca presso
l’Università di Oxford,
presentando una tesi sul
pensiero politico e
giuridico di Richard
Hooker. La scelta di
questo argomento non è
casuale: il pensiero di
Richard Hooker,
anticipatore del
giusnaturalismo e del
contrattualismo, è
inteso dal d’Entrèves
quale tappa
irrinunciabile per la
comprensione della
filosofia
pre-illuministica
inglese, in particolare
per quanto concerne la
fondazione dello Stato e
della giustizia. Il
pensiero di Hooker non
rappresenta l’unico
oggetto dei suoi studi,
in quanto egli si dedica
altresì
all’approfondimento
della visione politica
di San Tommaso d’Aquino
e della sua influenza
sul costituzionalismo
britannico. Dallo studio
e rielaborazione del
pensiero di questi tre
autori, Alessandro
Passerin d’Entrèves
giunge a definire il
fondamento dell’
“obbligo politico”,
ovvero la legittimità
del governo nella
concezione moderna dello
Stato fondata sul
contrattualismo. I
risultati di tali studi
sono raccolti in
numerosi scritti, tra i
quali vanno ricordati
La teoria del diritto
naturale e della
politica in Inghilterra
(1929),
R. Hooker. Contributo
alla teoria e alla
storia del diritto
naturale (1932),
La filosofia politica
medievale. Appunti di
storia delle dottrine
politiche (1934),
nonché la monografia
The Medieval
Contribution to
Political Thought.
Thomas Aquinas, Marsilius of Padua, Richard Hooker, pubblicata ad Oxford nel 1939.
In quest’opera l’autore
offre al lettore una
ricostruzione
sistematica dei temi che
accompagneranno sempre
il suo magistero, ovvero
il problema dell’obbligo
politico e della
legittimità dello Stato.
Tali tematiche rimangono
al centro degli
interessi accademici di
d’Entrèves anche nel
corso della sua
titolarità della
cattedra di diritto
internazionale presso
l’Università di Torino.
Infatti, le sue lezioni
vertono principalmente
sulla storia della
filosofia politica e
della “obbligazione
politica”, dando così
modo al filosofo di
trasporre i propri studi
nell’ambito
internazionalistico.
Tuttavia, le riflessioni
circa la dottrina dello
Stato, il potere e
l’autorità rimangono
protagoniste del
magistero di d’Entrèves
anche a seguito del suo
successivo rientro
definitivo a Torino nel
1956. In tali anni vede
la luce la monografia
La dottrina dello Stato.
Elementi di analisi e di
interpretazione,
opera che racchiude e
sistematizza il suo
pensiero filosofico e
storico. Inoltre, nel
saggio
Obbedienza e resistenza
in una società
democratica,
il professore
valdostano si cimenta
nell’analisi del
cruciale rapporto tra
“legalità” e
“legittimità” nel
sistema democratico, che
lo porta nuovamente a
porre la libertà
politica a fondamento
della società
contemporanea.
La scelta del d’Entrèves
di dedicare gran parte
della propria opera
scientifica alla
dottrina del diritto
naturale appare
piuttosto coraggiosa sul
piano accademico. Gli
anni ’30 del secolo
scorso sono infatti
dominati dal clima
positivista, che porta a
identificare la figura
del giurista alla
stregua di un tecnico
del diritto positivo. In
contrasto con tale
tendenza, Alessandro
Passerin d’Entrèves si
pone in una prospettiva
kantiana. La dottrina
del diritto naturale è
da lui intesa quale base
di un sistema di diritto
universale, che
dischiude il fondamento
razionale dell’etica. In
quest’ultima si ravvisa,
nella ricostruzione
proposta, una “teoria
dei diritti naturali”
che trova diverse
manifestazioni concrete
lungo i secoli. La
ricostruzione proposta
non vuole così essere
una semplice
riproposizione o difesa
dei precedenti sistemi
di diritto naturale,
dove il diritto tende
spesso a confondersi con
l’etica, intendendo
invece argomentare la
fondamentale separazione
tra diritto e morale.
Per quanto molti autori
dell’epoca tendessero a
eludere tali
problematiche,
discostandosi
completamente dal
giusnaturalismo, il
magistero del d’Entrèves
ha il merito di
disvelare come il
fondamento del diritto e
la definizione dei suoi
confini rimangano
questioni
imprescindibili per la
filosofia del diritto.
Tali tesi sono
efficacemente esposte
nella monografia
intitolata
Natural Law, an Introduction to Legal Philosophy edita a Londra nel
1951, nonché nella
successiva edizione
italiana
La dottrina del diritto naturale. Saggio di interpretazione
storico-critica.
Quest’ultima opera
riscuote un largo
successo, tanto da
portare l’autore ad
aggiornarla e integrarla
in riedizioni successive
fino al 1980. È
interessante notare come
in apertura della
Dottrina del diritto naturale d’Entrèves rimarca il ruolo
fondamentale della
comunità accademica
torinese nella
formazione del suo
pensiero. Nell’ampio
ventaglio di soggiorni
di ricerca e attività di
insegnamento all’estero,
la Facoltà giuridica
dell’Università di
Torino rimane il vero
punto di riferimento del
magistero di Alessandro
Passerin d’Entrèves,
definita dallo studioso
stesso quale il suo
“illuminismo”.