Inviato straordinario - Ministro plenipotenziario - Senatore del Regno
Isacco Artom nasce ad
Asti il 31 dicembre 1829
da una delle famiglie
ebraiche più importanti
della città. Intraprende
gli studi
giurisprudenziali
all’Università di Pisa
che abbandona nel 1848 a
diciassette anni per
andare a combattere come
Volontario nel
battaglione
universitario di
Giuseppe Montanelli
nella guerra contro
l'Austria (parteciperà
così alla battaglia di
Curtatone e Montanara).
Dopo un periodo di malattia, che
lo costringe a lasciare il
servizio militare e a tornare ad
Asti, a seguito
dell’“emancipazione albertina”
(che consente agli ebrei e ai
valdesi di frequentare le scuole
pubbliche in Piemonte) riprende
gli studi universitari non più a
Pisa ma a Torino presso la
Facoltà di Giurisprudenza di
quell’Università, conseguendo la
laurea. Subito dopo esercita
pratica forense presso un noto
studio della capitale piemontese
per poi presentarsi al concorso
d’ammissione alla carriera
diplomatica, da cui esce
vincitore il 20 novembre 1855.
Durante quel periodo e fino al
1859 collaborerà alle testate
giornalistiche dell'"Opinione" e,
in forma anonima, del "Crepuscolo"
di Milano fondato e diretto da
Carlo Tenca.
L’attività diplomatica per conto
di Camillo Benso di Cavour
Isacco Artom, che conosce
bene il tedesco e il francese, è
promosso nel 1856 Applicato di
IV classe e, grazie all’amicizia
con Costantino Nigra, conosce
Camillo Benso di Cavour. Quando
Nigra, inviato nel 1858 in
missione a Parigi, lascia la
Segreteria particolare del Primo
Ministro e Ministro degli
Esteri, Cavour sceglierà Isacco
Artom come suo più stretto
collaboratore: non senza, però,
averlo personalmente sottoposto
a un esame d’assunzione
consistente nel redigere una
nota e nel tradurre in tedesco
un articolo di giornale. Il
Conte gli affida missioni
diplomatiche importanti e
delicate che lo porteranno più
volte anche a Vienna, centro
politico e culturale d'Europa.
Nel luglio 1861 egli fa parte
della missione straordinaria
presieduta dal senatore
Francesco Arese inviata a Parigi
per ringraziare Napoleone III
dell’avvenuto riconoscimento
(dopo quello britannico) del
Regno d’Italia e per sondarne le
intenzioni sia sulla Questione
romana, sia sul Veneto. Con
riferimento a quest’ultima
vicenda, proprio Isacco Artom
formula da Parigi un piano
consistente nel “barattare” la
Venezia con territori in Bosnia
e in Erzegovina da acquistare
dall’impero turco.
I circa tre anni trascorsi
accanto a Cavour rappresentano
qualcosa di più che una semplice
collaborazione: quasi
un’identificazione che trova le
sue radici nella condivisione
dei principi liberali ispiratori
del processo dell’unità della
penisola. In una delle sue tante
lettere, Artom ci racconta che “ben sovente qualche intimo
visitatore introdotto nella
camera del Conte sentiva dietro
il paravento lo scorrere rapido
di una penna e ne domandava
curioso al Conte la spiegazione.
Il Conte rispondeva: “è il
segretario Artom che è sempre
con me”. Cavour lo
annovera tra i suoi “collaboratori intimi ed efficaci
nel disimpegno dei negozi i più
delicati e difficili…. d’ingegno
singolare e precoce, di zelo
instancabile, di carattere
aureo”. Comprensibile, dunque, che, nel giugno 1861
dopo la morte del suo mentore (“l’unico uomo di Stato -
è stato scritto – per uno Stato che ancora non c’era”),
Isacco Artom abbia come primo
impulso quello d’abbandonare la
carriera e la vita politica.
Viene dissuaso da tale
intenzione, oltre che da Nigra,
dall’allora Segretario Generale,
poi Ministro degli Esteri,
Emilio Visconti Venosta.
Il ruolo di primo piano
rivestito nei rapporti
diplomatici del nuovo Stato
unitario
Dopo un breve periodo passato
presso lo Stato pontificio, nel
marzo 1862 è destinato quale
Segretario di Legazione a
Parigi. Resta in quest’ultima
sede per un ridotto periodo di
tempo, essendo nel dicembre di
quello stesso anno richiamato al
Ministero per assumere
l’incarico di Capo di Gabinetto
di Emilio Visconti Venosta,
Ministro degli Esteri del
Governo Minghetti. A quel
periodo, terminato nel settembre
1864 con le dimissioni del
Governo, risalgono i negoziati
che porteranno il 14 settembre
1864 alla firma a Parigi della
c.d. Convenzione di Settembre,
contemplante il ritiro da Roma
della guarnigione francese in
cambio dell’impegno italiano a
non aggredire lo Stato
Pontificio cui s’aggiunge la
clausola segreta sul
trasferimento da Torino a
Firenze della capitale del
Regno. Tornato a Parigi, Isacco
Artom vi resta altri due anni
fino alla vigilia della Terza
Guerra d’Indipendenza : il
coinvolgimento in essa
dell’Italia, come appare dalle
confidenze a Ottaviano
Vimercati, è da lui visto con
molta circospezione e
altrettanta preoccupazione. Dopo
essere stato nel luglio 1866 con
Bettino Ricasoli al Quartier
Generale dell’esercito a
Ferrara, nel mese successivo
prende parte alla missione a
Vienna del generale Menabrea per
i negoziati di pace.
Il 27 gennaio 1867 Isacco Artom
è promosso Inviato straordinario
e Ministro plenipotenziario di
II classe e destinato alla
Legazione di Copenaghen come
Capo Missione, incarico che
ricoprirà dal 1° agosto 1867
fino alla fine di quell’anno.
Nel gennaio 1868, infatti, è
destinato a prestare servizio
nel Granducato del Baden e,
proprio agli inizi di questo
nuovo incarico, che ricoprirà
fino all’aprile 1871, è promosso
Inviato straordinario e Ministro
plenipotenziario di I classe. E’
durante questo periodo passato a
Karlsruhe che scoppia la crisi
franco-prussiana: ciò che
comporta nel luglio 1870 una sua
missione segreta a Vienna per
sondare le intenzioni
dell’Impero austro-ungarico su
un possibile intervento
congiunto per soccorrere la
Francia. La sua tesi, tuttavia,
è quella che il Regno d’Italia
non dovrebbe assumere “impegni
nemmeno eventuali”, in linea con
una posizione neutralista
dettata soprattutto dai rischi
connessi all’incapacità di una
nazione ancora fragile come
quella italiana di correre in
aiuto - con qualche possibilità
di successo - di Napoleone III.
In tutte le sue note, Isacco
Artom rispecchia fedelmente il
pensiero di Cavour quanto al
rispetto della volontà popolare
attraverso lo strumento dei
plebisciti per legittimare le
annessioni. Al riguardo egli
osserva come proprio il ricorso
ai plebisciti debba essere
invocato non soltanto sul piano
esterno per tranquillizzare
un'Inghilterra sorpresa
dall’emergere sul Vecchio
Continente, dopo la cessione
della Savoia e di Nizza, di una
Francia sempre più forte. Tale
approccio - egli sostiene con
forza – sarebbe altresì
funzionale a convincere
Garibaldi a non compiere quei
passi falsi che inducono i
siciliani a dire che “non
vedono l'ora di liberarsi del
loro liberatore”.
L’incarico di Segretario
Generale del Ministero degli
Esteri e le attività svolte
successivamente alle dimissioni
dalla carriera diplomatica
Rientrato al Ministero, il
Ministro Emilio Visconti Venosta
lo nomina il 27 novembre 1870
Segretario Generale, succedendo
ad Alberto Blanc destinato a
Madrid, carica che manterrà fino
al 24 marzo 1876. In
quest’ultima veste, egli
gestisce la delicata situazione
delle relazioni con i principali
Stati europei dopo l’occupazione
di Roma. Le carte del suo
archivio relative a quell’epoca
sono testimonianza del suo
intenso lavorio diplomatico per
trovare una soluzione concordata
alla ormai annosa “Questione
romana” (che si era aperta
quindici anni prima con
l’approvazione nel marzo 1861
dell’Ordine del Giorno
Boncompagni che designava Roma
capitale d’Italia).
Il 24 marzo 1876, con l’avvento
del governo della sinistra
storica presieduto da Agostino
Depretis, Isacco Artom presenta
le sue dimissioni dalla carriera
diplomatica. Lo stesso mese è
nominato dal Re Senatore del
Regno, prima personalità
d’estrazione ebraica a entrare
in quell’Alto Consesso: ed è in
questa veste che egli assume,
tra le altre, le funzioni di
Membro della Commissione delle
Finanze e di Commissario di
Vigilanza al debito pubblico.
Isacco Artom è membro fino al
dicembre 1890 del Consiglio del
Contenzioso diplomatico e Socio
dal 1868 della Società
geografica italiana. Tra altre
cariche politico-amministrative
ricoperte si annovera quella di
Vice Presidente del Consiglio
provinciale di Alessandria ma,
ritiratosi ben presto a vita
privata, si dedica soprattutto a
studi di diritto internazionale.
Egli muore a Roma il 24 gennaio
1900 all’età di 71 anni. In
occasione della sua
commemorazione, Emilio Visconti
Venosta, oltre a definirlo un “uomo
modesto”, lo ricorda come “il
testimone e il confidente
dell’opera ascosa, dei grandi
pensieri, delle ansie profonde
di quei giorni procellosi da cui
uscì la redenzione dell’Italia”.
Opere
Traduzioni dei seguenti saggi:
C. Cavour, “L’oeuvre
parlementaire du Comte de
Cavour”, tradotto e annotato da
I. Artom e A. Blanc, J. Hetzel,
1862.
R. von Gneist, “Lo Stato
secondo il diritto ossia la
giustizia nell’amministrazione
politica”, traduzione di I.
Artom, Zanichelli, 1884.
Archivio personale
a) Isacco Artom ha lasciato un
ampio carteggio costituito,
oltre che da appunti, note e
discorsi in Senato, da una
copiosa corrispondenza con
personalità del mondo della
politica e della cultura (in
particolare, con Costantino
Ressman e con Costantino Nigra)
cui si aggiungono minute di suoi
articoli e di relazioni oltre a
testi di poesie. Il fondo,
riordinato in parte negli anni
dal nipote Ernesto Artom e da
Angelo, figlio di quest’ultimo,
è depositato presso il Centro
Bibliografico dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane e
dichiarato di “notevole
interesse storico” dalla
Soprintendenza per i Beni
Archivistici del Lazio.
b) Tracce della documentazione
di questo illustre diplomatico
si trovano nell’Archivio Storico
del Ministero degli Affari
Esteri.
A cura dell’Ambasciatore Luigi Guidobono Cavalchini Garofoli